lunedì 6 settembre 2010

A Paola

"Goditi potere e bellezza della gioventù, non ci pensare: il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite ma credimi, tra 20 anni guarderai quelle tue vecchie foto in un modo che non puoi immaginare adesso; quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi. Non eri per niente grasso come ti sembrava. Non preoccuparti del futuro, oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica. I veri problemi della vita sono quelli che non ti erano neanche passati per la mente, di quelli che ti colgono di sorpresa, alle 4 di un pigro martedì pomeriggio. Fa una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta! Non essere crudele con il cuore degli altri, non tollerare la gente che è crudele col tuo. Lavati i denti. Non perdere tempo con l'invidia, a volte sei in testa, a volte resti indietro; la corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso. Ricordati i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa. Conserva tutte le vecchie lettere d'amore, butta i vecchi estratti conto. Rilassati. Non sentirti in colpa se non sai cosa fare della tua vita: le persone più interessanti che conosco a 22 anni non sapevano che fare della loro vita, i quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno. Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno. Forse ti sposerai o forse no, forse avrai figli o forse no; forse divorzierai a 40 annni, forse ballerai con lui al cinquantacinquesimo anniversario di matrimonio; comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche. Le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro. Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quello che pensa la gente! E' il più grande strumento che potrai mai avere. Balla, anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno. Leggi le istruzioni anche se poi non le seguirai. Non leggere le riviste di bellezza, ti faranno solo sentire orrendo. Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro. Renditi conto che gli amici vanno e vengono, ma alcuni - i più preziosi - rimarranno. Datti da fare per colmare le distanze geografiche e di stili di vita, perchè più diventi vecchio, più avrai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. Vivi a New York per un po', ma lasciala, prima che ti indurisca. Vivi in California per un po', ma lasciala, prima che ti rammollisca. Non fare pasticci con i tuoi capelli, se no quando avrai 40 anni sembreranno di una ottantacinquenne. Sii cauta nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostaglia: dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quello che vale. Ma accetta il consiglio, per questa volta".


A mia sorella, che dopo dieci deve ricominciare da capo.
Forza Paola, supererai anche questa.
Io e te siamo forti, e io sono qui con te.

venerdì 23 luglio 2010

E se non avessi più nulla da scrivere?

Non scrivo da un bel po'. Non perchè non mi accada nulla che valga la pena essere raccontato ma perchè forse non ho più bisogno di scrivere. Eppure ora lo sto facendo. Ma lo sto facendo perchè mi annoio o perchè ho davvero qualcosa da dire?
Non importa la motivazione dopotutto, sto scrivendo e va bene così. Dopotutto questo è un diario on line e non ci si dovrebbe chiedere perchè si scrive. Si scrive per un sacco di ragioni diverse e io lo sto facendo perchè non lo facevo da mesi e perchè Emanuele non c'è. E' a Napoli e stasera lo raggiungo. Mi manca. Mi manca perchè senza di lui la mia presenza a Roma è quasi del tutto inutile. E questa città mi è diventata stretta. Mi soffoca. Non c'è il mare, non c'è mia sorella, non c'è un cazzo.
Come non c'è un cazzo?E' Roma!E' la capitale!!!E allora? Cosa c'è qui di mio?
C'è una stanza che pago troppo, in un quartiere che non mi piace in una casa che non mi piace e che divido con gente che non mi piace.
C'è Emanuele, e c'è la mia gatta Lulù. Ma loro ci sarebbero anche se non fossimo a Roma. Quindi che sto a fare qui?Stasera lo raggiungo, l'ho già detto?Sì. Ma lo raggiungo perchè mi manca e ho già detto anche questo. E lo raggiungo perchè non voglio stare in questa casa con gente a cui non ho nulla da dire. I rapporti di "coinquilinaggio"come li chiamo io sono destinati a deteriorarsi col tempo. L'ho notato, è una costante. Si parte pieni di buone intenzioni, di vitalità, di voglia di conoscersi e fare amicizia e si finisce col pensare"questo è completamente idiota" oppure"cazzo ma perchè non te ne vai?". Probabilmente loro penseranno lo stesso di me, e la cosa triste è che non me ne frega niente. Vivere con estranei mi rende fredda e cinica e detesto questa cosa. Voglio una casetta mia e di Emanuele, un monolocale, un seminterrato, un garage...un box auto!Ma che sia nostro e basta. Voglio rientrare a casa e mettermi in mutande senza pensare"oddio che palle non posso". Voglio la cucina pulita, il bagno profumato, le piastrelle senza ditate, voglio i miei capelli nella doccia e non quelli di qualcun'altro. Voglio dormire con la porta aperta e fare l'amore per terra se mi va. Senza pensare che qualcuno potrebbe vederci sentirci e ridere di noi.
Voglio andarmene da Roma e dire addio a questa città dove una casa a Monti Tiburtini costa 1400 in nero.
Basta!

venerdì 11 dicembre 2009

Paura odio e gioia.

Era da qualche giorno che sognavo mia nonna. La sognavo morta purtroppo. Sognavo una telefonata improvvisa da mia sorella, nel cuore della notte...la sua voce rotta dal pianto che mi dice"Silvia è meglio che vieni su, la nonna non c'è più". Sognavo lacrime calde e brucianti sulle mie guance, sognavo di lasciare il lavoro per correre da lei, troppo tardi.
Poi due sere fa mi chiama mia madre dicendomi "La nonna è caduta" e io dico"Cioè?". Non sono particolarmente preoccupata, perchè mia madre solitamente esagera volutamente i fatti(soprattutto quando si tratta di sua suocera o di mio padre)e poi perchè mia nonna è una testa di cazzo, va dove vuole, cammina anche se dovrebbe attenersi a leggerissime passeggiate, coltiva l'orto, spacca la legna per la stufa...e cade. Cade spesso negli ultimi anni. Senza gravi conseguenze fortunamente, se escludiamo una costola rotta un paio di anni fa. Ha la scorza dura, come si dice dalle mie parti. Questo ho pensato mentre mia mamma mi diceva che era caduta. Poi però mi dice che si è rotta il femore e che ha il bacino spostato e la mia gola si secca per la paura. Aspetto in silenzio e lei continua dicendomi" E' a Lavagna, la tengono sedata per farle sentire meno il dolore. Sicuramente non la operano data l'età, vedrai che non arriva nemmeno a Natale...a quell'età non si riprendono mica più" E io sto zitta, incapace di dire qualunque cosa. Non voglio sembrare infantile e non dico" Che cazzo dici?Ti sbagli!La nonna mica muore così, entro Natale. Cosa cazzo stai dicendo?". E allora per non dirle questo dico"Ok" e riattacco. Poi chiamo mia sorella per sapere cosa è successo, perchè di mia mamma non mi fido. E mia sorella mi dice che la nonna sarà operata entro 2 o 3 giorni al massimo, che i medici sono ottimisti e che non è in pericolo di vita. E io ho voglia di piangere e di incazzarmi con mia madre, che mi ha fatto passare 5 minuti di merda. Le chiedo di essere sincera perchè la mamma mi ha appena detto che non arriva a Natale, che non la operano, che non c'è molto da fare, che io lascio il lavoro e vengo su. La prego di essere sincera, almeno lei. Mia sorella si incazza a sua volte, con la mamma ovviamente, mi dice di lasciarla perdere...mi dice che dice solo cazzate e che quasi ci gode a fare il bollettino di morte su sua suocera. E io la ringrazio e stacco. Rincuorata e incazzata al tempo stesso. Felice e schifata se possibile. Ne parlo con Emanuele, non mi capacito che mia madre possa avermi detto quelle cose. Perchè le ha dette?Perchè non ha pensato che potessi spaventarmi e preoccuparmi?
Perchè ha preso con tanta leggerezza l'incidente di mia nonna?
Le da così fastidio il legame che c'è tra di noi? Non lo so. Ma per l'ennesima volta mi chiedo che cazzo di madre ho.

giovedì 3 dicembre 2009

Basta una goccia di pioggia.

Coperte calde, luci spente e silenzio attorno al mio letto.
Ascolto la pioggia che si abbatte sulla casa, riempiendo le grondaie, bagnando i vestiti stesi ad asciugare, scuotendo piante, gatti di quartiere nervosi e lenzuola tese come banderuole bianche.
Ascolto le gocce che colano sulle tapparelle della mia finestra, larghe e impertinenti esplodono su tutto ciò che incontrano e non smettono di farmi pensare.
Penso a quando abitavo da mia nonna, mi svegliavo alle 6:30 del mattino per andare a scuola con mia sorella. Il pulmino ci veniva a prendere alle 7:15 quasi davanti a casa quando pioveva forte. E da mia nonna pioveva spesso forte. Io mi svegliavo qualche minuto prima che entrasse mia madre e accendesse la luce dicendoci"E' ora". Sempre con lo stesso tono di voce, con la stessa energica spossatezza di chi si alza presto e ha già preparato tutto per le sue figlie. Restavo qualche minuto sotto le coperte calde fatte da mia nonna, coperte di lana cucite a mano con gomitoli colorati. In quei minuti ascoltavo i rumori del paese appena sveglio. Un cane che abbaiava a chissà cosa, un gallo che ripeteva il suo buongiorno millenario nel pollaio di qualche donna, mia nonna che apriva la bocca della stufa per infilare un pezzo di legno secco e asciutto perchè da lì a poco saremmo scese io e la Paola per fare colazione con la zuppa di latte scaldata nel pentolino appoggiato sulla stufa di ghisa. E mia mamma, con quella tosse snervante dovuta alle sigarette, mia mamma che si aggirava per le stanze sistemando il letto, stirando i jeans a me o a mia sorella, sempre con la sigaretta accesa appoggiata su qualche mobile. Restavo sotto le coperte sbadigliando e aspettando che si svegliasse anche mia sorella. Ascoltavo la pioggia battere sulla tettoia della casa della Concetta, incessantemente, instancabilmente. E pensavo"ma come fa quella tettoia a resistere al peso di tutta quell'acqua?". Eppure quella tettoia è ancora lì, ed è l'unica cosa che rimane di tangibile. E'bastato un attimo per ricordare tutto questo. Una goccia di acqua piovana che batte su un vetro mi ha ricordato un periodo della mia vita che è passato, per sempre.

martedì 1 dicembre 2009

Mancanze

Qualche tempo fa scrivevo un post in cui parlavo del mio duplice desiderio di vivere con lui ma anche di godermi in solitudine la mia stanza e i miei spazi.
Bè oggi è partito. E' tornato a casa per qualche giorno per dipingere due quadri per una galleria d'arte romana. Ed io? Io mangio da sola davanti al pc e lo aspetto.
E mi viene in mente una canzone di Vasco, "Canzone"...una delle più belle a mio avviso.
Vasco canta:
E questa sera nel letto metterò
qualche coperta in più
perché se no avrò freddo
senza averti sempre
senza averti sempre addosso...

Lui parla di un addio ed io no, però questa notte forse un po' di freddo lo avrò davvero e forse dovrò aggiungere qualche coperta. Perchè avere sempre addosso qualcuno significa averlo nella pelle. Ed io più che nella pelle ce l'ho nel sangue.

mercoledì 21 ottobre 2009

La mia generazione

Questo post nasce da una riflessione che ho fatto in questi giorni, parlando di lavoro e di precarietà tra i ragazzi che conosco e con i quali condivido lavoro e vita privata. La domanda che mi sono posta è:" Ma i ragazzi sentono davvero il bisogno di un posto di lavoro sicuro? Hanno davvero voglia di cambiare le cose e di smetterla di essere precari?" Ho di fronte diversi casi. C'è il trentenne con una bambina in arrivo e un mutuo di 1200 euro al mese per 30 anni che si permette di rfiutare un contratto a tempo indeterminato, c'è il ragazzo che vive ancora i genitori nonostante i 33 anni suonati, che si accontenta di un part-time e che si lamenta di voler cambiare lavoro ma che non fa nulla per cambiarlo; c'è il ragazzo che lascia un lavoro da 1200 euro al mese per quattro giorni a settimana e che smette di lavorare se il ristorante in cui deve fare il cameriere non gli consente di arrivare a casa con un solo autobus, c'è chi dice "meglio disoccupata che in call center" (tanto mamma e papà continuano a mandare i soldi e a mantenere la figlioletta adorata da 7 anni circa). C'è quella che dice" me ne vado se non ottengo un contratto almeno annuale" e poi resta lì dov'è con rinnovi contrattuali di 5 giorni escluso weekend. C'è anche quella laureata e specializzata che in attesa del lavoro dei sogni si fa mantenere dai genitori come se nulla fosse; e c'è anche quello che non si presenta ad un colloquio e non avvisa il datore di lavoro che lo sta aspettando, oppure che dopo 10 minuti di prova se ne va arrendendosi e dichiarando che non pensava fosse così stancante.
Certamente questi sono alcuni casi, e non è giusto generalizzare. Ci sono tanti ragazzi che pur di lavorare e di non pesare sulla famiglia fanno veramente di tutto, senza troppe pretese. Quello che voglio dire però è che attorno a me vedo una generazione pigra, stanca ancor prima di cominciare a lavorare. Eppure abbiamo diritti che la generazione dei nostri nonni e anche padri sognava. Abbiamo la possibilità di staccare dopo 8 ore e di chiedere un giorno di permesso ferie se siamo stanchi o vogliano semplicemente prenderci una piccola pausa. Eppure non so. Non mi rispecchio nella mia generazione. Io ho voglia di lavorare e di fare qualsiasi cosa mi venga proposta pur di non chiedere soldi ai miei genitori. E sono preoccupata per il mio futuro, tanto da non sognarmi nemmeno lontanamente di rifiutare un contratto a tempo indeterminato( qualora mi venisse proposto).
Sto esagerando? Forse, ma a quale futuro possiamo aspirare se non abbiamo voglia di costruirne uno?

mercoledì 14 ottobre 2009

Convivio

Faccio ufficialmente parte della categoria "conviventi". Da inizio ottobre. Contemporaneamente all'inizio di questa nuova esperienza mia sorella sta cercando di capire se ama ancora l'uomo che vive con lei da otto anni. E' paradossale che io sia così felice di vivere con Emanuele mentre lei sta cercando di non mandare tutto a puttane e di non impazzire. Lei che è sempre stata innamorata pazza di lui. Lei che voleva sposarsi, avere bambini e mettere su una famiglia. Lei così matura e preparata anche se più piccola di me di quasi 3 anni. Ed io invece? Io così restia a matrimoni e regole. Io sempre cinica e distaccata. Io che stamattina avevo freddo nel letto senza di lui. Vorrei poter condividere la mia felicità con lei, la mia amata sorella, la mia migliore amica. E non posso. Non me la sento di dirle che sono felice e che sono innamorata pazza. Come faccio? Come faccio a dirle che per me è iniziato un periodo di felicità reale, un periodo in cui non devo più prendere un treno per vederlo, un periodo in cui non abbiamo più i giorni contati ma abbiamo giorni pieni e lunghi fatti per noi?
Non sono serena al 100% se mia sorella non lo è.