mercoledì 21 ottobre 2009

La mia generazione

Questo post nasce da una riflessione che ho fatto in questi giorni, parlando di lavoro e di precarietà tra i ragazzi che conosco e con i quali condivido lavoro e vita privata. La domanda che mi sono posta è:" Ma i ragazzi sentono davvero il bisogno di un posto di lavoro sicuro? Hanno davvero voglia di cambiare le cose e di smetterla di essere precari?" Ho di fronte diversi casi. C'è il trentenne con una bambina in arrivo e un mutuo di 1200 euro al mese per 30 anni che si permette di rfiutare un contratto a tempo indeterminato, c'è il ragazzo che vive ancora i genitori nonostante i 33 anni suonati, che si accontenta di un part-time e che si lamenta di voler cambiare lavoro ma che non fa nulla per cambiarlo; c'è il ragazzo che lascia un lavoro da 1200 euro al mese per quattro giorni a settimana e che smette di lavorare se il ristorante in cui deve fare il cameriere non gli consente di arrivare a casa con un solo autobus, c'è chi dice "meglio disoccupata che in call center" (tanto mamma e papà continuano a mandare i soldi e a mantenere la figlioletta adorata da 7 anni circa). C'è quella che dice" me ne vado se non ottengo un contratto almeno annuale" e poi resta lì dov'è con rinnovi contrattuali di 5 giorni escluso weekend. C'è anche quella laureata e specializzata che in attesa del lavoro dei sogni si fa mantenere dai genitori come se nulla fosse; e c'è anche quello che non si presenta ad un colloquio e non avvisa il datore di lavoro che lo sta aspettando, oppure che dopo 10 minuti di prova se ne va arrendendosi e dichiarando che non pensava fosse così stancante.
Certamente questi sono alcuni casi, e non è giusto generalizzare. Ci sono tanti ragazzi che pur di lavorare e di non pesare sulla famiglia fanno veramente di tutto, senza troppe pretese. Quello che voglio dire però è che attorno a me vedo una generazione pigra, stanca ancor prima di cominciare a lavorare. Eppure abbiamo diritti che la generazione dei nostri nonni e anche padri sognava. Abbiamo la possibilità di staccare dopo 8 ore e di chiedere un giorno di permesso ferie se siamo stanchi o vogliano semplicemente prenderci una piccola pausa. Eppure non so. Non mi rispecchio nella mia generazione. Io ho voglia di lavorare e di fare qualsiasi cosa mi venga proposta pur di non chiedere soldi ai miei genitori. E sono preoccupata per il mio futuro, tanto da non sognarmi nemmeno lontanamente di rifiutare un contratto a tempo indeterminato( qualora mi venisse proposto).
Sto esagerando? Forse, ma a quale futuro possiamo aspirare se non abbiamo voglia di costruirne uno?

mercoledì 14 ottobre 2009

Convivio

Faccio ufficialmente parte della categoria "conviventi". Da inizio ottobre. Contemporaneamente all'inizio di questa nuova esperienza mia sorella sta cercando di capire se ama ancora l'uomo che vive con lei da otto anni. E' paradossale che io sia così felice di vivere con Emanuele mentre lei sta cercando di non mandare tutto a puttane e di non impazzire. Lei che è sempre stata innamorata pazza di lui. Lei che voleva sposarsi, avere bambini e mettere su una famiglia. Lei così matura e preparata anche se più piccola di me di quasi 3 anni. Ed io invece? Io così restia a matrimoni e regole. Io sempre cinica e distaccata. Io che stamattina avevo freddo nel letto senza di lui. Vorrei poter condividere la mia felicità con lei, la mia amata sorella, la mia migliore amica. E non posso. Non me la sento di dirle che sono felice e che sono innamorata pazza. Come faccio? Come faccio a dirle che per me è iniziato un periodo di felicità reale, un periodo in cui non devo più prendere un treno per vederlo, un periodo in cui non abbiamo più i giorni contati ma abbiamo giorni pieni e lunghi fatti per noi?
Non sono serena al 100% se mia sorella non lo è.