martedì 7 luglio 2009

Seduta in riva al fosso

Luciano Ligabue accompagna la mia vita dall'adolescenza. Ci ho riflettuto stasera, guardando un suo concerto all'Arena di Verona trasmesso su Italia 1. Ho ascoltato Ligabue dalla bocca del ragazzo di cui ero cotta quando avevo 14 anni. Mi teneva sulle sue gambe e cantava a squarciagola Certe Notti. Era un Ligabue ancora di nicchia, forse non riempiva ancora gli stadi. E poi una sera, canticchiando quella canzone Andrea mi ha baciato lasciandomi senza fiato. Ho amato Ligabue, ho ascoltato le sue canzoni centinaia di volte senza mai trovarle banali o senza stancarmi. Ha calmato le mie notti piene di lacrime, mentre ascoltavo i miei genitori urlare al piano di sopra. Mettevo una cassetta prima ed un cd poi e mi addormentavo con le cuffie nelle orecchie e Ligabue a cullarmi. L'ho ascoltato al liceo innamorandomi anche del suo aspetto fisico, un po' presa in giro dalle mie compagne di classe che era pazze dei Take That e delle Spice Girls. L'ho seguito crescendo con lui, comprando i suoi dischi e tenendoli con cura. Riascoltandoli dopo mesi o anni ho scoperto nuovi significati, ho amato il suo chitarrista Fede Poggipollini, sempre con lui, sempre in prima fila. Non mi ha mai deluso, non ho mai ascoltato una sua canzone pensando che potesse fare di meglio. L'ho amato anche quando il mio ex ragazzo mi diceva che ero ossessiva e che non capiva cosa ci trovassi. E l'ho riscoperto con Emanuele, che lo ama come me. Ci piace cantare in macchina, mentre andiamo a mangiarci una pizza o a prendere un cornetto a Piazzale Tecchio. Ci piace da impazzire e ci ritroviamo a parlare di lui e di come accompagni le nostre vite e la nostra storia. Grazie Liga. Meno male che ci sei tu.

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